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Nazifascisti
mascherati
Il 25 aprile festa di pochi
La
vuota retorica allontana della realtà e la trasfigura. La retorica sulla
Resistenza è la più fastidiosa e pericolosa perché il Paese, settant’anni fa,
si giocava la sua stessa esistenza, compromessa dalla dittatura. Lo stesso
nazismo in Germania, senza l’Italia fascista, non avrebbe mai avuto il
sopravvento ed il primo a riconoscerlo fu Adol Hitler che per quanto mitomane
si inchinava a Mussolini. Passata la celebrazione del 25 aprile e davanti
alla canaglia che ha osato fischiare la Brigata ebraica a Milano, siamo obbligati a
dire le cose come stanno. La
Resistenza non è di tutti proprio per niente, così come la
liberazione è stata imposta a colpi di cannone anglo americani, altrimenti in
Italia non si sarebbe mosso nessuno. Il fascismo cade da solo nel 1943 perché
la corte e buona parte dei gerarchi si rendono conto di aver perso la guerra
e pensano di negoziare la pace con gli alleati sbarazzandosi di Mussolini. Il
re, Badoglio, Grandi, Ciano, non hanno da rimproverare null’altro al duce se
non l’ostinata alleanza con la Germania sul piano militare quando è
pure chiaro che essa è sconfitta. Nessuno si scandalizza per le leggi
razziali e nessuno rimprovera la deriva autoritaria del paese. Si lamenta
invece la perdita dell’impero, da Tripoli ed Addis Abeba. Per questa ragione,
gli azionisti e repubblicani, minoranze nella
minoranza resistenziale, non condividono la politica di unità nazionale
proposta da Togliatti. Per noi era fondamentale la questione istituzionale,
perché senza cambiare forma allo Stato italiano, mantenendo la monarchia, non
si sarebbe mai procurata la rottura necessaria con il fascismo regime.
Benedetto Croce lo derubricava ad un episodio della storia italiana, quando
Ferruccio Parri lo considerava come la conseguenze stessa
di un fallito processo unitario promosso dalla monarchia nel 1861. Morale, il
repubblicano ravennate Marino Pascoli, mai lo si è
ricordato abbastanza nella storia del partito, nel dicembre del 1947 scriveva
sulla “Voce di Romagna” una verità scomoda. “I partigiani veri erano pochi”,
la maggioranza di questa era fatta di partigiani falsi, quelli che si
scoprirono tali a guerra finita e che fino al giorno
prima erano iscritti al fascio. Questi sono i progenitori dei teppisti di
sabato scorso a Milano. È molto comodo attribuire l’odio razziale alla sola Germania nazista, dimenticandosi che
l’antisemitismo era una costante di tutta L’Europa, promossa dalla Chiesa
cattolica, come dalla riforma di Martin Lutero, tanto che l’antisemitismo è
diffuso ancora oggi come allora nonostante papa Giovanni Paolo secondo, abbia
chiesto solennemente e sinceramente scusa per gli errori commessi un intero
millennio. Le ragioni per le quali l’Europa è così vicina alla causa
palestinese, quando inglesi e americani non lo sono affatto, è solo in base a
questa passata eredità antisemita dura a morire. Si accarezza una inconscia speranza, quella di dimenticarsi che gli
ebrei vennero prima discriminati e poi massacrati mentre si guardava
dall’altra parte, o si applaudiva alla purificazione della razza. Questi sono
coloro che non perdono occasione per alzare le bandiere palestinesi, persino
il giorno del 25 aprile, dei volgari nazifascisti mascherati.
Roma, 27 aprile 2015
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